martedì 12 novembre 2013

New York, New York

Raccontare New York non è un'impresa semplice.
Vale la frase:"non si può descrivere, bisogna viverla".
Anche se si tratta di solo sei giorni.

Ma proviamoci lo stesso.
Alloggio. Gli alloggi in una zona "comoda" di Manhattan sono in genere molto costosi.
Negli Stati Uniti in genere sono costosi, a Manhattan di più.
Non esiste il concetto di pensioncina dignitosa. le cifre che ho trovato io vanno dai 200 $ a notte per qualcosa simile a un due stelle, quasi tre, fino a 450 $ dollari a notte. Ho rischiato il tutto per tutto e ho trovato un ostello a Chelsea per 85 $ a notte, camera singola con bagno e colazione inclusa (cosa assolutamente non banale). Bisogna considerare che per cifre così, in genere, negli Stati Uniti si rischia di trovare posto in puzzolenti motel (quelli che si vedono nei film), con cadaveri in putrefazione, retate della polizia e quant'altro. Invece, mi è andata bene. Il quartiere è bellissimo, di fronte alla mia finestra un distretto di polizia (quindi tranquillità assoluta), la camera era di uno squallido tipicamente folkloristico, un po'sgarrupata, ma pulita e senza "bedbugs". Se andate in gruppo, comunque, meglio affittare un appartamentino.
La posizione di Chelsea è strategica. Da lì è facilmente raggiungibile quasi ogni punto di interesse di New York, anche a piedi (ma non lasciatevi ingannare da questa affermazione), quali Canal street e l'Historical District, oppure Broadway (e quindi, a seconda del senso di marcia, o Times Square o Union Square, che tanto vanno viste tutte due), la 5 avenue e l'Empire, Madison etc etc.

Una strada di Chelsea

Intendiamoci. A piedi, vuol dire camminare tanto. Gli isolati, o Blocks, sono lunghi intorno ai 500, 700 metri, e per raggiungere l'Empire State Building bisogna attraversarne parecchi, in più, la mole dei grattacieli falsa la percezione delle distanze. Ma lo spettacolo della gente è fantastico. I Newyorkesi sono fighetti, solitamente gentili (ma non tanto quelli che gestiscono i vari empori), dalla battuta pronta. La gente è senza dubbio l'attrazione principale della città. Da come si vestono, parlano e si muovono, si può intuire il loro stato sociale. Il predicatore che arringa (o ci prova) la folla, il gruppetto di buddisti che canta, il poliziotto oversize con ciambella, quello piazzato e muscoloso (tutti con giubbetto antiproiettile sottocamiciale) ma che camminano male entrambi, forse per i troppi km macinati a piedi, la modella, lo yuppie, il barbone con il carrello pieno di cianfrusaglie, gli uomini sandwich e gli uomini "paletta" che indicano questo o quell'altro locale. Tutti insieme appassionatamente, di corsa. Siamo in una delle città più cosmopolite del mondo. Qui ci sono tutti i colori del mondo e, senza retorica, è bellissimo.
Poi ci sono le luci di Times Square, lo spettacolo incredibile dell'Empire State Building al tramonto,


i parchi (Central Park è una foresta stretta e lunghissima, ma NY è piena di verde, solitamente ben tenuto) che si aprono all'improvviso, non cedendo un solo passo alla cementificazione; i giocatori di scacchi a Union Square, la bellezza surreale dell' High Line, un percorso della vecchia metropolitana sopralevata che è stata trasformata in parco attrezzato, e che percorsa a piedi, ti fa fare un bel po' di strada a piedi, in poco tempo.

Times Square

Ci sono i tombini che fumano, le cisterne dell'acqua e le vecchie insegne commerciali o pubblicitarie dipinte sulle facciate a mattoni, le scale d'emergenza e i bancomat, colonnine quasi buttate a caso per strada o all'interno dei negozi.

Cisterne e insegne everywhere...

New York è abbastanza cara. O forse non mi sono saputo regolare. i prezzi in genere sono al netto delle tasse. Quindi se acquistate qualcosa che costa tredici dollari, non stupitevi se alla cassa ve ne chiedono fino quindici. Una birra piccola può costare anche 6 dollari, un pacchetto di sigarette dai 13 ai 15 dollari (la stessa marca, non essendoci monopolio, può avere prezzi differenti, a seconda da dove lo comprate), i centesimi sono una maledizione.
Non hanno il valore inciso in cifra, ma in lettere. Quindi dovrete leggere e fare la somma, anziché vedere immediatamente il valore della moneta. Esistono solo i one cents, five cents, i dime (10 cent), i quarter dollar (25 cent). Presto vi riempirete le tasche di centesimi e pagare con quelli, se non siete abituati, diventerà un'impresa.

Le cose da fare a NY sono praticamente tutte quelle che vi vengono in mente. Però non siete stati nella Grande Mela se: non avete preso almeno una volta la metropolitana; non avete fermato con la mano un taxi (credo che l'80 % del traffico di NY sia composto da taxi); non avete camminato per strada con un enorme bicchierone di caffè bollente (lo scrivono sui bicchieri, che brucia); non avete mangiato un bagel, un pretzel, i pancakes con lo sciroppo d'acero ma, soprattutto, se non prendete un hot dog da uno degli innumerevoli chioschetti che trovate per strada.
E qui veniamo al sodo: come si mangia a New York? Innanzitutto, siate curiosi. Lasciate perdere le vostre abitudini. Non incappate nel tranello dell'insegna "caffè espresso", anche se in un ristorante italiano. Farà schifo comunque. Prendete il caffè americano, vi stupirete nel trovarlo gradevole (e comunque costoso). Per inciso, almeno per quanto successo a me, caffè e mangiare non sono un'impresa da poco. Il cibo italiano costa tantissimo (ma non siamo a NY per quello), i ristoranti variano in termini di prezzi da mediamente a molto costosi. Tuttavia ci sono tanti Deli (indiani) e tanti posticini più o meno accettabili in termini di qualità e prezzi. Nella maggior parte dei casi, la vostra portata ve la "costruirete": ad esempio, scegliete un burrito con carne affumicata. Ora, in Europa, nella maggior parte dei casi, la storia finirebbe lì. Invece no. Il tipo prende il burrito, ci mette la carne, la salsa, i pomodori e poi si incomincia con lo stillicidio. "Ci vuoi il riso?""Quale riso?","E le cipolle?""Quali cipolle?" e via dicendo. Ed ecco che il vostro burrito, alla fine, peserà sui 500/600 grammi. Stessa cosa il caffè. Inanzitutto:"Small, Medium o Large?","latte?","Caramello?" etc etc... Il Pacake. "Classico?", "No, lo prendo col formaggio"."Choose one" indicando un bancone di circa una decina di metri, con tutte le tipologie di formaggi spalmabili esistenti, credo, al mondo. Anche le catene, tipo Mc Donald o Burger King (meglio), riservano sorprese, presentando panini o menù a noi sconosciuti. Infine, scoprirete senza dubbio un qualche diner o localino abbastanza tipico e dal buon rapporto prezzo/qualità. Nell'insieme, non si mangia male. Ma non pretendete che il fegato, dopo, vi sia ancora amico. A meno che non siate nella condizione di poter fare la spesa e cucinarvi da soli (ma dove lo trovate il tempo, a New York?).

Cosa vedere a New York? Beh... io, da appassionato, sono andato a vedere l'Intrepid, una portaerei adibita a museo, che ha adirittura un padiglione con uno Space Shuttle.

La USS INTREPID

Poi sono andato al Guggenheim. Avevo un conto in sospeso con lui. Quando studiavo Architettura, fui bocciato all'esame di Storia II anche a causa di una "panchina" in muratura non presente sulle planimetrie che avevo a disposizione. DOVEVO andare a ringraziare personalmente quella "panchina".

Il Guggenheim

Poi ho trovato il Flatiron Building che, da quando l'ho visto disegnato in una storia di Paperino, ho sempre desiderato vedere dal vivo.

Flatiron Building

Ma ho avuto un asso nella manica.
Stacey Lee (a dispetto del secondo nome, di orgini italiane).
Che mi ha fatto vedere come New York sia composta da tante zone differenti tra loro, eppure così simili.
Siamo partiti alla ricerca dei Five Pointz, nel Queens, in un distretto industriale non proprio messo benissimo, dove c'è questo magazzino completamente ricoperto da graffiti realizzati da autori provenienti un po' da ogni parte del mondo. Una sorta di museo a cielo aperto, in una zona dove fare graffiti era permesso. L'amministrazione Bloomberg voleva demolirlo, speriamo che con la nuova giunta, ciò non avvenga.


Fivepointz

Nei dintorni, ho scoperto uno dei posti dove vanno a dormire i taxi gialli di New York. Uno spettacolo unico. Poi siamo andati, passando sotto il Queensboro Bridge, fino al Socrates Sculpture Park. Un parco dove ci sono sculture realizzate utilizzando vecchi pezzi dei vari ponti, vengono fatti workshop di scultura e sulle cui rive si possono vedere delle bitte utilizzate durante la guerra di indipendenza. Il parco ha una storia interessante, persino romantica, che però, essendomi dilungato troppo, non riassumerò. Dopo una cena in un ristorante francese a Brooklyn, non quella proprio vicina al ponte, ma quella calma degli isolati a due, tre piani al massimo, abbiamo attraversato l'omonimo ponte, arrivando ai grattacieloni della lower Manhattan. Grossomodo nella zona dove c'erano le torri gemelle. Il tutto è durato due tragitti in metro, e dodici km di passeggiata.
Infine, mi ha indirizzato verso l'High Line, dalla parte opposta, consigliandomi di percorlerla verso l'historical district. E qui, dopo aver visto un'altra zona di New York, anch'essa diversa, dalla movida anche di un certo livello, la stanchezza ha avuto il sopravvento.
Ma quel solo giorno è stato più istruttivo di tutti gli altri.
Comunque, considerate che a New York, i musei non mancano. affianco al Central Park, solo per dirne una, c'è il Museum Mile. E i musei federali il venerdì sono gratuiti (shutdown a parte, ma mi è sembrato che fossero tutti aperti). Per quelle considerate le attrazioni principali, c'è anche un biglietto all inclusive. Ma fidatevi. Vi basterà gironzolare con naso all'insù in una qualsiasi strada, per scoprire qualcosa.
Insomma, io vi avevo avvisato. Non è facile essere sintetici e provare a descrivere New York.
Adesso non so se mi manca di più la calma e la tranquillità, l'efficienza e la bellezza di Dresda (ma questa è un'altra storia), o il casino di Broadway e i giocatori di scacchi a Union Square.
Una cosa è certa. Nel tragitto da Chelsea al JFK, un certo magone è venuto.

La carta di credito, invece, è ancora lì che ringrazia il cielo.

Io desidero ringraziare, invece, la Fondazione Ferragamo, nella persona di Francesca Piani, e Symmaceo Communications, in quella di Andrea Plazzi per avermi permesso di vivere un'avventura bellissima.

Nessun commento: